Benvenuti a Bessaniga, capoluogo della provincia omonima in Veneto, città tra le più ricche e operose del nord Italia sin dai tempi dell’antica Roma. Situata all’estremità orientale della pianura padana, incuneata tra le province di Padova e Vicenza, ha sicuramente dato i natali a qualcuno di importante

Durante la permanenza potrete assistere all’esondazione del nulla dalle pagine di Padovaland fino alla periferia di Bessaniga, evento che ha causato la cancellazione dei riferimenti e di ogni sistema di valori. A seguito del vuoto generato, la popolazione locale si è ritirata all’interno dei propri cervelli annacquati dagli spritz, impiegando il loro tempo in attività amene quali l’intreccio di relazioni squisitamente disfunzionali, la coltivazione di un egoismo patologico e la confusione sistematica tra realtà e rappresentazione.

Luoghi di interesse: Euganea smart, un centro commerciale come gli altri, ma con la dicitura smart; la gelateria Fiordilatte non lontano dalla galleria Giorgione; il Duomo bessanighese; il castello ghibellino. Esplorando questi luoghi, incontrerete alcuni esemplari della gioventù locale disadattata: 

  • Marco, studente universitario in preda a una paralisi esistenziale. La sua ossessione per l’allattamento è l’emblema della sua incapacità di crescere. Il lutto di sua madre, il tentativo subcosciente di riportarla indietro con una relazione “paraincestuosa” (o qualunque altro nome si voglia dare ad una relazione sessuale con un surrogato materno) potrebbe spiegarne in parte le cause. 
  • Stella, il cui bisogno di accudimento e di conferme continue le impedisce di troncare la relazione tossica instaurata con Marco. 
  • Daniele, viscido zizzaniatore di stampo shakespeariano. Sorta di parassita suburbano mosso unicamente dall’invidia e dal desiderio. 
  • Ludovica – detta Lulù – incarnazione ipostatica delle immagini della fecondità e della maternità nelle fattezze di una venere di Willendorf. Il suo bisogno di un padre è in tutto e per tutto speculare alla condizione di Marco e innesca il cortocircuito sentimentale che mette in moto la trama. 

Potrete infine apprezzare l’arte di Miguel Vila, autore che — operando una grande forzatura, me ne rendo conto — mi spingo a definire horror, data per assodata la sua familiarità nella rappresentazione di quell’horror vacui dei riferimenti andati a farsi benedire, sostituiti da una ipertrofia comunicativa (spesso in forma digitale) lobotomizzante e devirilizzante.

Prosegue su queste pagine la raffigurazione di un territorio caratterizzato da due strati che non arrivano mai a sfiorarsi. Il piano delle informazioni è infatti del tutto scollegato dal reale, mancando completamente il collante capace di tenerli uniti, vale a dire la capacità di giudizio, di immaginazione, di leggere il mondo in cui si vive. Da qui tutti i disagi psicoemotivi e l’emergere di ossessioni di un’intera popolazione che vive senza alcuna prospettiva, incapace di vedere oltre l’orizzonte dei bisogni primari. Scollatura che diventa più che mai palese se si osserva il catalogo delle brutture umane vignettato dal Vila che comprende: dettagli pelosi, crateri dell’acne, costellazioni di efelidi, ramificazioni di capillari rotti, addomi dilatati, nasi osceni, ascelle pezzate — così sgradevoli e tuttavia così normali, che contrastano con i modelli iperperformanti della vita aumentata rispetto ai quali la realtà non riesce in nessun modo a tenere il passo.

Con una scelta che va in una direzione opposta rispetto a Padovaland, con Fioridlatte Miguel Vila scrive una fabula che ha la forma essenziale di un triangolo amoroso – con un utilizzo più spinto del medium in confronto al recente passato – iscritto però in un altro triangolo, che è il luogo in cui tutti alla fine si smarriscono, incapaci di sfuggire al mostro invisibile contro il quale nessuno dei protagonisti ha mai avuto alcuna possibilità di fuga: la solitudine.

In rapporto di perfetta continuità con l’opera precedente è lo stile grafico, dove però va segnalata un’evoluzione nell’uso della griglia sia come strumento in grado di dettare il tempo di lettura con i pieni e i vuoti della pagina utilizzati magistralmente, sia come obiettivo capace di indirizzare l’attenzione sui dettagli più minuscoli o di allargare improvvisamente il campo con i vertiginosi decolli verticali divenuti a questo punto il marchio di fabbrica del Vila.   

Fiordilatte segna la crescita artistica di Miguel Vila, che si conferma come uno degli autori più interessanti del panorama italiano e non solo.



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